CARTA ETICA

Cubosphera è stata fondata nel 2005 da Alessandro Della Corte che tutt’oggi ne detiene la maggioranza e l’amministrazione.

Cubosphera si occupa di fornire beni e servizi in qualsiasi settore ci sia spazio per il green, la cultura, l’etica, il bello, il rispetto, l’arte, la natura, la curiosità , il turismo, l’evoluzione, l’equilibrio, la salute e la libertà.

La nostra missione è contribuire a migliorare l’efficienza dello sfruttamento delle risorse intellettuali e materiali presenti, passate e future, diffondendo la conoscenza e la consapevolezza su temi come l’etica, l’economia e l’ecologia, con un approccio partecipativo e innovativo.

La nostra visione è quella di creare una rete di relazioni e di scambi tra persone, enti, aziende e istituzioni che condividono i nostri valori e i nostri obiettivi, promuovendo la qualità della vita, il benessere, la sostenibilità e la solidarietà.

Per realizzare la nostra missione e la nostra visione, ci impegniamo a rispettare i seguenti principi etici:

– Il rispetto della dignità, dei diritti e delle libertà di ogni persona, senza discriminazioni di genere, età, razza, religione, orientamento sessuale, disabilità o qualsiasi altra condizione personale o sociale, in conformità con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea¹ e la Dichiarazione universale dei diritti umani².

– Il rispetto dell’ambiente e della biodiversità, riducendo al minimo l’impatto delle nostre attività sul pianeta e favorendo l’uso di energie rinnovabili, di materiali riciclati o riciclabili, di prodotti biologici o ecologici, e tentando di annullare gli sprechi. Riconosciamo inoltre i diritti della Madre Terra e degli altri esseri viventi, come espressi nella Carta della Terra³ e nella Dichiarazione universale dei diritti della madre terra⁴.

– Il rispetto delle leggi e delle norme vigenti nei paesi in cui operiamo, nonché dei principi universali dei diritti umani, del lavoro, dell’antimafia e dell’antiterrorismo.

– Il rispetto dei clienti, dei fornitori, dei partner, dei collaboratori e di tutti gli stakeholder, garantendo la qualità, la sicurezza, la trasparenza, la correttezza, la professionalità e la responsabilità delle nostre prestazioni e dei nostri prodotti.

– Il rispetto della concorrenza leale e del mercato, evitando pratiche sleali, abusive, fraudolente o ingannevoli, e rispettando la proprietà intellettuale e la privacy altrui.

– Il rispetto della cultura e della diversità, valorizzando le espressioni artistiche, creative, scientifiche e sociali di ogni popolo e di ogni individuo, e favorendo il dialogo, la cooperazione, l’integrazione e la pace tra le persone e le nazioni.

– Il rispetto della partecipazione e dell’innovazione, incoraggiando il coinvolgimento, il confronto, il feedback, la formazione e l’aggiornamento di tutti i nostri interlocutori, e promuovendo la ricerca, lo sviluppo, la sperimentazione e la diffusione di soluzioni originali, efficaci e sostenibili.

Questa carta etica è vincolante per tutti i membri, i dipendenti, i consulenti, i collaboratori e i rappresentanti di cubosphera srl, che si impegnano a conoscerla, a rispettarla e a farla rispettare, e a segnalare eventuali violazioni o irregolarità.

Questa carta etica è anche un riferimento per tutti i clienti, i fornitori, i partner e gli stakeholder di cubosphera srl, che sono invitati a condividerla e a collaborare con noi nel suo rispetto e nella sua attuazione.

Questa carta etica è soggetta a revisione periodica ad opera esclusiva del fondatore e amministratore Alessandro Della Corte, in base all’evoluzione delle esigenze, delle aspettative e delle opportunità del contesto in cui operiamo.

1) Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea – EUR-Lex. https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:12012P/TXT.

(2) Le carte dei diritti umani – Amnesty International Italia. https://www.amnesty.it/pubblicazioni/le-carte-dei-diritti-umani/.

(3) CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL’UNIONE EUROPEA – European Parliament. https://www.europarl.europa.eu/charter/pdf/text_it.pdf.

(4) Carta della Terra – Wikipedia. https://it.wikipedia.org/wiki/Carta_della_Terra.

(5) Carta della Terra. http://www.cartadellaterra.org/media/Carta%20della%20terra_opuscolo_WEB.pdf.

(6) Dichiarazione universale dei diritti della madre terra – Eccomi. https://www.eccomi.org/documentazione/dichiarazione-universale-dei-diritti-della-madre-terra/.

(7) it.wikipedia.org. https://it.wikipedia.org/wiki/Carta_dei_diritti_fondamentali_dell%27Unione_europea.

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Commercial Real Estate: Investing in Property for Profit

Commercial real estate is a booming industry with potential for big profits. Investing in commercial real estate can be a great way to diversify and grow your portfolio, but it’s important to understand the risks and rewards that come with this type of investment. Before you jump in, it’s important to educate yourself on the basics of commercial real estate to ensure you’re making an informed decision.

What Is Commercial Real Estate?

Commercial real estate is any property used to generate income, including office buildings, apartment complexes, shopping centers, warehouses, and more. It is generally divided into several different categories, including retail, industrial, hospitality, and multi-family.

What Are the Benefits of Investing in Commercial Real Estate?

There are several benefits to investing in commercial real estate. First, it generally provides higher returns than residential real estate, as there is typically more potential for growth. Additionally, commercial real estate generally appreciates faster than residential real estate, meaning you can potentially make a profit in a shorter amount of time.

Another benefit of investing in commercial real estate is that it can be a steady source of income. Unlike residential real estate, where tenants may move out and leave you without a steady stream of income, commercial real estate leases often last longer, meaning you have less turnover and more steady cash flow. Additionally, you can often get tenants to sign long-term leases, which helps further reduce the risk associated with investing in commercial real estate.

What Are the Risks of Investing in Commercial Real Estate?

Like all investments, there are some risks associated with investing in commercial real estate. The most obvious risk is that you could lose money if the market changes or if your property does not appreciate in value. Additionally, the longer the lease, the more risk you take on, as you could be stuck in a contract with a tenant who is not paying their rent or is not taking care of the property.

Another risk associated with commercial real estate is that you may be unable to find tenants for your property. This could leave you with a vacant property and no income. Additionally, commercial real estate can be more expensive to maintain than residential real estate. This means you could be stuck with a property that is losing money, rather than making money.

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What Are the Steps to Investing in Commercial Real Estate?

Investing in commercial real estate can be a great way to diversify your portfolio and potentially make a profit. However, it’s important to understand the risks and rewards before you jump in. The first step is to educate yourself on the basics of commercial real estate and determine which type of property is right for you.

Once you’ve done your research, you’ll need to find a property and secure financing. It’s important to work with a reputable real estate agent who can help you find the right property and negotiate a good price. After that, you’ll need to secure financing for the purchase. You may be able to get a loan from a bank or other financial institution, or you may be able to use your own funds.

Once you’ve secured the financing, the next step is to find tenants. You’ll need to advertise the property and vet potential tenants to ensure they will be a good fit. You may also need to negotiate a lease and draw up the paperwork.

Conclusion

Investing in commercial real estate can be a great way to diversify your portfolio and potentially make a profit. However, it’s important to understand the risks and rewards before you jump in. Educate yourself on the basics of commercial real estate, find a reputable real estate agent, secure financing, and vet potential tenants. With the right knowledge and preparation, investing in commercial real estate can be a great way to grow your wealth.

For more information, visit Investopedia or Securities and Exchange Commission.

Frequently Asked Questions about Commercial Real Estate

Frequently Asked Questions about Commercial Real Estate

What is commercial real estate?
Commercial real estate is real estate that is used for business purposes. This includes office buildings, shopping centers, warehouses, and other properties that can be used to generate income.

What are the benefits of investing in commercial real estate?
Investing in commercial real estate can be a sound financial decision, as it can provide a steady stream of income and potential capital appreciation. Additionally, commercial real estate can be used as a tax shelter, as certain tax deductions are available for commercial properties.

What are the risks associated with investing in commercial real estate?
Like any other investment, there are risks associated with investing in commercial real estate. These risks include tenant and market risk, as well as the potential for mismanagement or unexpected repairs. Additionally, there is the potential for fluctuations in market values and rent prices.

How can I get started investing in commercial real estate?
The best way to get started investing in commercial real estate is to do your research and create a business plan. You should also consult with a qualified professional, such as a real estate attorney or accountant, to help you make informed decisions.

Real Estate Investment Property Management ROI Optimization 2024

Real estate investment property management is a complex and multifaceted discipline that requires a deep understanding of the asset, market trends, and the ability to mitigate risk and maximize returns. In the current landscape of low interest rates and increased competition, it is increasingly important for real estate investors to make sure they are optimizing their return on investment (ROI) for their properties. In this article, we will explore the techniques and strategies available to real estate investors to maximize their ROI in 2024.

Understanding the Market

The first step for any real estate investor is to understand the current market trends in their area of investment. A deep understanding of the local market is essential for identifying the best properties and making sound investment decisions. Investors should research the current demographics of the area, as well as the future development plans and potential for growth or decline. It is also important to be aware of any political or economic events which could impact local real estate prices.

Analyzing Property Values

Once an investor has identified a potential property to invest in, it is important to analyze the property’s current and future value. This can be done by researching comparable properties in the area, as well as analyzing the property’s current condition and potential for appreciation or depreciation. Investors should also consider the potential for rental income as well as potential tax benefits when analyzing the property’s value.

Mitigating Risk

As with any investment, real estate investments come with a certain amount of risk. It is important for investors to understand the potential risks associated with each investment and take steps to mitigate them. This can include investing in properties with good track records of appreciation, diversifying investments, and researching market trends. Additionally, investors should be aware of any potential legal issues or other liabilities associated with the property.

Maximizing Returns

In order to maximize returns, investors should consider a variety of strategies to optimize their real estate portfolio. These include investing in properties with high-growth potential, increasing rental income by implementing smart pricing strategies, and taking advantage of tax incentives. Additionally, investors can look for properties with potential for value-adding renovations or developments, which can increase the property’s value and provide a good return on investment.

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Conclusion

Real estate investment property management requires an understanding of the market, analysis of the property’s value, and strategies to mitigate risk and maximize returns. By following these steps, investors can ensure they are optimizing their return on investment in 2024. For more information, investors can look to resources such as Investopedia or Entrepreneur for guidance.

Real Estate Investment Property Management ROI Optimization FAQs

What is Real Estate Investment Property Management?

Real estate investment property management is the process of overseeing and managing the purchase, sale, improvement, and maintenance of real estate properties for investment purposes. This includes assessing the profitability of real estate investments, analyzing market conditions, developing strategies to maximize returns, and managing tenant relationships.

What is ROI Optimization?

ROI optimization is the process of increasing the return on investment (ROI) for a real estate investment property. This involves analyzing market conditions, researching potential investments, negotiating with sellers, and implementing strategies to maximize ROI.

What strategies can be used to optimize ROI?

Real estate investment property managers use a variety of strategies to optimize ROI. These strategies include improving property features, leveraging financing options, leveraging tax incentives, and taking advantage of market conditions. Analyzing the competition, negotiating with vendors, and cutting costs are also effective ways to optimize ROI.

What are the benefits of ROI optimization?

ROI optimization can lead to greater returns on investment, improved cash flow, and increased asset value. It can also help investors identify and capitalize on opportunities in the real estate market, as well as reduce risk and increase liquidity.

How can I learn more about ROI optimization?

The best way to learn more about ROI optimization is to consult with a qualified real estate investment property management firm. They can provide valuable insight and expertise into strategies and tactics that can help you maximize your ROI. Additionally, there are many online resources and courses available to help you better understand the complexities of real estate investment property management and ROI optimization.

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Riassuntone dalla cabina elettorale italiana degli ultimi 30 anni

Da 18enne, nel 1994, ero completamente estraneo alle riflessioni politiche e per pura ignoranza (in famiglia non se ne parlava, con gli amici men che meno, a scuola non capivo i riferimenti, mentre giornali e tg mi sembrava parlassero arabo), a causa dell’influenza mediatica, votai B. (non riesco a scriverlo per intero qui). Che per fortuna durò pochi mesi, sostituito come premier da Dini. Io ero entrato in quegli anni in un gruppo di Varazze nel quale avevo conosciuto gente bella che porto ancora nel cuore: iniziò il mio vero percorso politico, e un anno dopo le elezioni stavo a litigare per la strada con i sostenitori di Fini (Alleanza nazionale, estrema destra, alleati di Berlusconi). Al successivo turno elettorale, nel 1996, avevo votato Bertinotti, Rifondazione Comunista. Ho passato un periodo in cui addirittura andavo casa per casa a Savona a consegnare “Lotta comunista”, ma dopo un po’ avevo pensato, da dentro, che fossero invasati (una volta smesso di andare alle riunioni hanno continuato a chiamarmi al telefono di casa per anni – non esistevano ancora i cellulari). Ero rimasto per un bel po’ con la sinistra più estrema di Rifondazione che quella volta era persino entrata come sostegno esterno al primo Governo Prodi (uno dei principali autori di quella che forse è la più grande truffa al nostro popolo, l’ingresso nell’euro). Questo Governo di “sinistra” non fece nulla per scongiurare il pericolo democratico che era emerso con Berlusconi, nessun conflitto di interessi. Due anni dopo proprio Rifondazione lo fece cadere non dando la fiducia, apparentemente per una questione di orario di lavoro (roba da incompetenti totali: un Governo che cade per un solo tema). Seguirono i Governi D’Alema e poi Amato. Nel 2001 Travaglio andò da Luttazzi a Satyricon, in quella storica puntata dopo la quale nessuno poté più ignorare i legami tra Forza Italia e la mafia. E poco dopo, nel 2001, ci furono nuove elezioni. Votai di nuovo Rifondazione Comunista (o forse Italia dei Valori di Di Pietro) e vinse Berlusconi. Seguirono 5 anni di Berlusconi. Devastanti. Governi Berlusconi II e Berlusconi III. Nel 2006 per disperazione votai l’Ulivo (cioè l’ex PD) che con Prodi aveva fatto una grande Unione (c’era dentro persino Rifondazione Comunista), pensando che fosse l’unica possibilità di contrastare Berlusconi. Ci credevo che “sinistra” significasse ancora qualcosa in Italia. Nacque il Governo Prodi II, che vinse solo per un pelo su B. (dopo che aveva governato per 5 anni! mi spiego? vivevamo un incubo) e questa “sinistra” di nuovo non fece NULLA per smontare le 60 leggi vergogna di B. In DUE anni. Anzi fece le peggiori leggi contro la Giustizia. Il Prodi II duró di nuovo due anni e nel 2008 nuove elezioni. Impotenza totale, votai l’Italia dei valori, perché Di Pietro sembrava l’unico contro B. (che pensavo fosse il male peggiore) ma che ora era in coalizione con il centro sinistra, quindi con gli amici ormai evidenti di Berlusconi (o forse avevo votato la Sinistra arcobaleno, quindi un voto chiaramente buttato già in principio). Veramente, quello era stato il peggio per me, mi sentivo in un regime, con nessuna speranza. E rivinse Berlusconi: Governo Berlusconi IV. Un anno dopo nacque ufficialmente il M5S: 4 ottobre 2009. Nel 2011 subentrò Monti perché lo spread era alle stelle. Due anni in cui i poveri in Italia aumentarono vertiginosamente e le imprese morirono come mosche. Elezioni 2013: nuovo cambiamento, questa volta vero: finalmente con forza, speranza e convinzione: M5S. Un gruppo che si organizza per mettere al centro la questione morale e che vuole fare una politica controllata dal basso e libera dall’influenza economica di qualsiasi gruppo di potere (quelli che finanziano tutti gli altri partiti). Vinse il PD per un pelo: Governi Letta, poi Renzi, poi Gentiloni. I poveri a 5 milioni. Disastro. Ma il mio voto era stato giusto: nessuna mia aspettativa era stata delusa: il M5S per cinque anni aveva fatto esattamente quanto sempre detto, e cresceva l’organizzazione. Elezioni 2018: voto M5S, che vince; Governo Conte, e di nuovo, finora, nessuna mia aspettativa è stata delusa dal M5S. Non c’erano alternative alla Lega. E la Lega fa una cosa su dieci: negativa, ma è una su dieci. Chi si informa lo sa. Anzi: mi sorprende la velocità con cui quelli del M5S hanno fatto già tante delle cose sempre dette. Come quando si mangia con fame. Hanno realizzato e iniziato a realizzare cose che fino a ieri non si poteva nemmeno sognare.
Mi sembra un poco come in Vita di P. Lui che cambia religioni senza preconcetti perché vuole provare, vedere, seguire cervello e cuore. Ecco, io mi sento così, di aver cambiato tante volte e di aver a volte anche forzato la scelta (contro la “pancia”) per fare la cosa che mi sembrava più logica. Ma soprattutto, questo è il punto, a me piace accorgermi della necessità di cambiare: vuol dire crescere. Mi piace accorgermi di aver sbagliato, non mi affeziono a un’idea.
Ecco, chi oggi vota “la sinistra” perché c’è Salvini e i migranti eccetera sa benissimo in cuor suo di non sapere, ma è incapace del giusto approccio. È un fedele in chiesa, un fideista, un tifoso.
Da 18enne, nel 1994, ero completamente estraneo alle riflessioni politiche e per pura ignoranza (in famiglia non se ne parlava, con gli amici men che meno, a scuola non capivo i riferimenti, mentre giornali e tg mi sembrava parlassero arabo), a causa dell’influenza mediatica, votai B. (non riesco a scriverlo per intero qui). Che per fortuna durò pochi mesi, sostituito come premier da Dini. Io ero entrato in quegli anni in un gruppo di Varazze nel quale avevo conosciuto gente bella che porto ancora nel cuore: iniziò il mio vero percorso politico, e un anno dopo le elezioni stavo a litigare per la strada con i sostenitori di Fini (Alleanza nazionale, estrema destra, alleati di Berlusconi). Al successivo turno elettorale, nel 1996, avevo votato Bertinotti, Rifondazione Comunista. Ho passato un periodo in cui addirittura andavo casa per casa a Savona a consegnare “Lotta comunista”, ma dopo un po’ avevo pensato, da dentro, che fossero invasati (una volta smesso di andare alle riunioni hanno continuato a chiamarmi al telefono di casa per anni – non esistevano ancora i cellulari). Ero rimasto per un bel po’ con la sinistra più estrema di Rifondazione che quella volta era persino entrata come sostegno esterno al primo Governo Prodi (uno dei principali autori di quella che forse è la più grande truffa al nostro popolo, l’ingresso nell’euro). Questo Governo di “sinistra” non fece nulla per scongiurare il pericolo democratico che era emerso con Berlusconi, nessun conflitto di interessi. Due anni dopo proprio Rifondazione lo fece cadere non dando la fiducia, apparentemente per una questione di orario di lavoro (roba da incompetenti totali: un Governo che cade per un solo tema). Seguirono i Governi D’Alema e poi Amato. Nel 2001 Travaglio andò da Luttazzi a Satyricon, in quella storica puntata dopo la quale nessuno poté più ignorare i legami tra Forza Italia e la mafia. E poco dopo, nel 2001, ci furono nuove elezioni. Votai di nuovo Rifondazione Comunista (o forse Italia dei Valori di Di Pietro) e vinse Berlusconi. Seguirono 5 anni di Berlusconi. Devastanti. Governi Berlusconi II e Berlusconi III. Nel 2006 per disperazione votai l’Ulivo (cioè l’ex PD) che con Prodi aveva fatto una grande Unione (c’era dentro persino Rifondazione Comunista), pensando che fosse l’unica possibilità di contrastare Berlusconi. Ci credevo che “sinistra” significasse ancora qualcosa in Italia. Nacque il Governo Prodi II, che vinse solo per un pelo su B. (dopo che aveva governato per 5 anni! mi spiego? vivevamo un incubo) e questa “sinistra” di nuovo non fece NULLA per smontare le 60 leggi vergogna di B. In DUE anni. Anzi fece le peggiori leggi contro la Giustizia. Il Prodi II duró di nuovo due anni e nel 2008 nuove elezioni. Impotenza totale, votai l’Italia dei valori, perché Di Pietro sembrava l’unico contro B. (che pensavo fosse il male peggiore) ma che ora era in coalizione con il centro sinistra, quindi con gli amici ormai evidenti di Berlusconi (o forse avevo votato la Sinistra arcobaleno, quindi un voto chiaramente buttato già in principio). Veramente, quello era stato il peggio per me, mi sentivo in un regime, con nessuna speranza. E rivinse Berlusconi: Governo Berlusconi IV. Un anno dopo nacque ufficialmente il M5S: 4 ottobre 2009. Nel 2011 subentrò Monti perché lo spread era alle stelle. Due anni in cui i poveri in Italia aumentarono vertiginosamente e le imprese morirono come mosche. Elezioni 2013: nuovo cambiamento, questa volta vero: finalmente con forza, speranza e convinzione: M5S. Un gruppo che si organizza per mettere al centro la questione morale e che vuole fare una politica controllata dal basso e libera dall’influenza economica di qualsiasi gruppo di potere (quelli che finanziano tutti gli altri partiti). Vinse il PD per un pelo: Governi Letta, poi Renzi, poi Gentiloni. I poveri a 5 milioni. Disastro. Ma il mio voto era stato giusto: nessuna mia aspettativa era stata delusa: il M5S per cinque anni aveva fatto esattamente quanto sempre detto, e cresceva l’organizzazione. Elezioni 2018: voto M5S, che vince; Governo Conte, e di nuovo, finora, nessuna mia aspettativa è stata delusa dal M5S. Non c’erano alternative alla Lega. E la Lega fa una cosa su dieci: negativa, ma è una su dieci. Chi si informa lo sa. Anzi: mi sorprende la velocità con cui quelli del M5S hanno fatto già tante delle cose sempre dette. Come quando si mangia con fame. Hanno realizzato e iniziato a realizzare cose che fino a ieri non si poteva nemmeno sognare.

Mi sembra un poco come in Vita di P. Lui che cambia religioni senza preconcetti perché vuole provare, vedere, seguire cervello e cuore. Ecco, io mi sento così, di aver cambiato tante volte e di aver a volte anche forzato la scelta (contro la “pancia”) per fare la cosa che mi sembrava più logica. Ma soprattutto, questo è il punto, a me piace accorgermi della necessità di cambiare: vuol dire crescere. Mi piace accorgermi di aver sbagliato, non mi affeziono a un’idea.

Ecco, chi oggi vota “la sinistra” perché c’è Salvini e i migranti eccetera sa benissimo in cuor suo di non sapere, ma è incapace del giusto approccio. È un fedele in chiesa, un fideista, un tifoso.

I vini pregiati (scientificamente)

La questione (ricerche a doppio cieco fatte e rifatte) è la seguente: gli esperti di vino sono tali semplicemente perché li riconoscono a memoria dal sapore. Ma solo se li hanno già assaggiati e memorizzati. Più è infallibile questa “memoria gustativa” e più è esteso il “catalogo memoria” e più è bravo l’esperto.
Un sapore sconosciuto risulta NON CATALOGABILE. Addirittura è stato dimostrato (tingendo dei vini bianchi con coloranti insapori) che essi non sono in grado di distinguere nemmeno un bianco da un rosso: sentono nel bianco tinto rosso i sapori tipici del rosso. Questo fenomeno è perfettamente catalogato dagli psicologi e dagli scienziati del cervello che hanno scoperto che le info provenienti dal gusto sono postelaborate dalla parte (del cervello) emotiva che si basa su pregiudizi e desideri. De facto quindi l’essere umano è biologicamente impossibilitato ad essere obiettivo in fatto di cibo.
Siccome anche gli esperti di vino possono solo riconoscere qualcosa già conosciuto, allora (anche per loro) se è un vito caro allora è buono e viceversa, null’altro. Se si presenta loro un sapore nuovo non posson decidere se è buono o no finché non ne vedono l’etichetta (anche su questo placebo sono stati fatte tutte le indagini dovute).
Il valore commerciale del vino quindi dipende da tanti fattori: di mercato, di strategia e contingentazione volontaria e consapevole, di costi di produzione e di industria e commercio ma NON dal “sapore”.
Insomma è tutta una gigatruffafuffa fatta di pubblicità e boccaloni. Nient’altro.
Esattamente come i diamanti.

La questione (ricerche a doppio cieco fatte e rifatte) è la seguente: gli esperti di vino sono tali semplicemente perché li riconoscono a memoria dal sapore. Ma solo se li hanno già assaggiati e memorizzati. Più è infallibile questa “memoria gustativa” e più è esteso il “catalogo memoria” e più è bravo l’esperto.

Un sapore sconosciuto risulta NON CATALOGABILE. Addirittura è stato dimostrato (tingendo dei vini bianchi con coloranti insapori) che essi non sono in grado di distinguere nemmeno un bianco da un rosso: sentono nel bianco (tinto rosso) i sapori tipici del rosso. Questo fenomeno è perfettamente catalogato dagli psicologi e dagli scienziati del cervello che hanno scoperto che le info provenienti dal gusto sono postelaborate dalla parte (del cervello) emotiva che si basa su pregiudizi e desideri. De facto quindi l’essere umano è biologicamente impossibilitato ad essere obiettivo in fatto di cibo.


Siccome anche gli esperti di vino possono solo riconoscere qualcosa già conosciuto, allora (anche per loro) se è un vino caro, allora è buono e viceversa, null’altro. Se si presenta loro un sapore nuovo non posson decidere se è buono o no finché non ne vedono l’etichetta (anche su questo placebo sono stati fatte tutte le indagini dovute).


Il valore commerciale del vino quindi dipende da tanti fattori: di mercato, di strategia e contingentazione volontaria e consapevole, di costi di produzione e di industria e commercio ma NON dal “sapore”.

Insomma è tutta una gigatruffafuffa fatta di pubblicità e boccaloni. Nient’altro.


Esattamente come i diamanti.

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Acqua in plastica

Acqua in bottiglia.
Siamo un paese pieno di acqua potabile, la sprechiamo con le fontanelle a getto continuo, scarichiamo il wc con acqua potabile, eppure beviamo acqua in bottiglia. Bottiglie di plastica. Ma quante? Quanta plastica consumiamo in Italia per bere acqua potabile quanto quella del rubinetto?

La piemontese “Fonti di Vinadio Spa” con il marchio Sant’Anna è il primo brand sul mercato italiano ed ha una quota (del settore delle acque minerali) superiore al 14% ed un fatturato di oltre 230 milioni di euro nel 2013 (triplicato rispetto a dieci anni prima) ed è passato da 60 milioni all’anno di bottiglie vendute del 2000 ai circa 750 milioni.

Fonte: pagina linkedin della Sant’Anna quindi ritengo affidabili questi dati.
Li ho interpolati e questi sono i risultati:

750’000’000/0.14 = 5’357’142’857 bottiglie di acqua consumate in Italia in 1 anno
Cioè circa 2 bottiglie a settimana a testa (che, contando la ristorazione etc mi sembra effettivamente ragionevole)
Una bottiglia di plastica da 1.5 litri pesa circa 35 grammi. In totale quindi consumiamo circa 175k tonnellate di plastica all’anno.

L’italia butta nell’immondizia ogni anna 5 miliardi di bottiglie di plastica solo ed esclusivamente per l’acqua.

Voglio smettere

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